|
|
IL SISTEMA GRILLO |
|
Ripubblichiamo l'articolo uscito sul numero 27 di Lunigiana la Sera del 1994 in cui veniva anticipato il sistema di potere messo in piedi fin da quegli anni da Luigi Grillo, quando era l'indiscusso boss della DC spezzina. Appena uscì la rivista, tutte le copie andarono vendute in meno di quattro ore. Qualcuno passò in auto dalla Spezia alla Lunigiana e le acquistò in blocco. Edicola per edicola |
|
|
Il sistema Grillo |
|
Quali sono i rapporti tra La Spezia, l'Irpinia e la Nusco di De Mita?
Cosa centra Luigi
Grillo, vicesegretario al
bilancio? Dove sono
finiti tutti i miliardi della
Metalli & Derivati Sud?
Lunigiana la Sera è in
grado di ricostruire i
retroscena della vicenda. Ecco come si arriva
a De Mita e alla sua
passione per i fuoristrada |
|
Il sistema
In tanti ci hanno provato a scoprire i particolari del meccanismo. Per tre volte lo
stesso presidente Scalfaro ha
chiesto pubblicamente tutta la verità sui soldi dell'Irpinia, ma
fin'ora se ne è saputo ben poco.
De Mita continua a sostenere che
lui non ne sa niente, non si è occupato direttamente della ricostruzione. Eppure sono andati al vento
settantamila milardi. Da dodici
anni una moltitudine di persone
vive ancora nelle baracche , opere
ciclopiche, cattedrali nel deserto,
sono lì, inutili, per la maggior parte
dei casi abbandonate a se stesse.
Poi con l'arresto del costruttore
Vincenzo Lodigiani e del sindaco
democristiano di Benevento Antonio Pietrantonio di stretta osservanza demitiana i giudici di
Benevento scoprono che le tangenti
pagate per la ricostruzione dell'Irpinia dall'imprenditore milanese finivano nelle casseforti romane della
Dc, di cui De Mita è stato segretario
dal 1982 al 1989. È un primo cerchio
che si stringe intorno al clan di
Avellino e che indica una delle tante
strade attraverso le quali si può arrvare alla Tangentopoli del dopo terremoto.
Ma la tela organizzata per fare arrivare in Irpinia le mazzette della ricostruzione è molto raffinata e inizia ad
essere tessuta da lontano. l fondi per
l'Irpinia sono stati probabilmente
suddivisi in una serie di compartimenti stagni, indipendenti gli uni dagli altri e controllati solo dal centro
in una organizzazione che abbiamo
ragione di credere sia simile in ogni
parte.
Siamo in grado di ricostruirla partendo dai verbali dell'inchiesta della
procura di Salerno e di quella di
Sant'Angelo dei Lombardi. Determinanti per comprendere la vicenda
sono le dichiarazioni del faccendiere
Vincenzo Maria D'Ambrosio al giudice salemitano Gabriele Di Maio e
al suo collega di Sant'Angelo Luigi
Maresca, che lo ha obbligato ad un
duro confronto con Paolo Pofferi.
Ecco cosa viene fuori dalle dichiarazioni di D'Ambrosio: De Mita ed
Elveno Pastorelli avevano mandato
in giro per l'Italia alcuni plenipotenziari con il compito di trattare i fondi
per l'Irpinia. Fu una vera e propria
campagna commerciale, i cui rappresentanti istruivano i grossisti periferici sui dettagli dell'operazione,
che probabilmente coinvolge tutti i proconsoli demitiani delle zone industrializzate del paese.
A Cuneo il capo area era Goria, a
Spezia
l'onorevole Grillo. I due agivano di concerto e
si scambiavano reciprocamente informazioni e consigli.
Il contatto tra la Metalli & Derivati e
i finanziamenti per la ricostruzione
dell'Irpinia, cioè la legge 219, avvenne nel 1987.
Famiglietti, uno dei segretari particolari di De Mita, era arrivato a
Spezia, in cerca di affari, ospite di
Grillo. L'attuale sottosegretario al bilancio contava una antica amicizia con Paolo Pofferi, proprietario
di fatto della Metalli & Derivati. E
quindi non gli fu difficile pensare
subito a lui, dopo avere conosciute le intenzioni di Famiglietti.
Per di più Pofferi aveva appena
sposato l'idea di costruire, seppure
semiartigianalmente, un nuovo
fuoristrada tutto italiano: la Iato.
Le proposte di Famiglietti
Grillo organizza così un incontro
a casa sua. È lo stesso Famiglietti
che propone a Pofferi un primo
affare, tanto per cominciare: la
rilevazione da parte della Iato di
una iniziativa, sempre finanziata con
la legge 219, che non era andata
a buon fine. Si trattava di rilevare a
costo zero un grande capannone costruito a Nusco, già finito, realizzato
dalla società Vecam, che però non
sapeva cosa produrvi. In più sarebbero arrivati a Pofferi in pochi mesi
altri due miliardi di ulteriore
finanziamento per la definitiva sistemazione dello stabilimento.
Famiglietti detta le condizioni,
Pofferi accetta e poco dopo insieme Grillo corre a Roma.
Li riceve Zamberletti, all'epoca
commissario unico per la ricostruzione del dopo terremoto in Irpinia.
La riunione da Zamberletti
Nell'ufficio di Zamberletti vengono
messi a punto gli altri dettagli dell'operazione, tra i quali l'assunzione
dei sessanta dipendenti della Iato che
dovranno essere scelti secondo le indicazioni del clan De Mita. Dopodichè Zamberletti da la sua approvazione alla pratica.
Sono presenti alla riunione, oltre a
Zamberletti, Grillo e Pofferi, Luciano Razzuoli, Presidente del
Consiglio di Amministrazione
della Iato spa.
La prima operazione è messa in
moto. Ora si può pensare al futuro.
Poco dopo Pofferi presenta a
Famiglietti e Grillo un pezzo da
novanta, Vincenzo Maria D'Ambrosio, uomo di grande talento nei
rapporti umani, factotum e procacciatore d'affari della
Iato.
D'ora in poi D'ambrosio
diventerà un uomo di punta nei rapporti tra Pofferi e
l'apparato demitiano che si
occupa dei finanziamenti
sull'Irpinia.
Così gli affari vanno avanti. D'Ambrosio lavora bene
ed altri ben più cospicui
finanziamenti vengono deliberati per il gruppo di
Pofferi, esattamente 31
miliardi e 463 milioni per
costruire a Buccino uno
stabilimento per la produzione del piombo.
In questo caso gli accordi sono
ancora più duri per la Metalli: assunzione di personale indicato da De Mita,
l'assegnazione dell'appalto
per l'esecuzione delle opere civili relative allo stabilimento a Michele De
Mita, fratello di Ciriaco,
nonché la cessione sempre
a Michele De Mita di una
percentuale variabile tra il
10% e il 30% delle azioni
della nuova Metalli & Derivati sud Spa. In più c'è
naturalmente la parte di
Grillo, deputato democristiano di La Spezia, attualmente sottosegretario al bilancio, che è stato il primo
intermediario dell'affare.
L'uomo di Grillo
Ma per comprendere bene
il ruolo di Grillo in tutta
l'operazione è
necessario
soffermarsi
sulla figura
di Luciano
Razzuoli,
Presidente
del Consiglio di Amministrazione della
Iato e amministratore della
Metalli &
Derivatii.
Razzuoli è
l'anello di
congiunzione tra
l'imprenditoria e la
politica, è
colui che
permette di capire attraverso quali meccanismi la legge 219 finanzi, a Spezia ma
probabilmente anche altrove con organizzazioni
simili, la ricostruzione
dell'lrpinia.
Apparentemente Razzuoli
è il signor Nessuno. Se
qualcuno si prenderà la
briga di indagare, scoprirà
facilmente che è un manovale, una testa di legno di
Grillo.
A Spezia tutti lo sanno e lo
conoscono come tale: un
portaborse, un prolungamento fisico dell'onorevole Grillo. Il personaggio
non ha certamente la cultura aziendale per ricoprire
responsabilità industriali.
Si trova in quella posizione
solo perchè lì l'ha voluto
Grillo, che attraverso di lui
vuole controllare minuto
per minuto tutta l'operazione dei finaziamenti alla
Metalli e Derivati. Razzuoli si limita a firmare
quello che gli viene chiesto
di firmare e a riferire meccanicamente al suo capo
tutto ciò che avviene negli
uffici di Pofferi.
D'altronde Grillo è sospettoso. Non si fida pienamente di Pofferi e nemmeno dei suoi amici democristiani.
Se all'inizio, nel 1987, gli
accordi prevedevano l'assunzione da parte della
Iato di 60 persone indicate
da De Mita, nel 1989 ci
sono in ballo decine di
miliardi per il gruppo di
Pofferi. E anche Grillo
probabilmente non vuole
farsi scappare la sua parte.
Poi naturalmente ci sono
gli opzional.
Corre la primavera del
1989 e l'occupazione principale di Razzuoli in quel
periodo, come Presidente
della Iato, è quella di organizzare la campagna elettorale di Grillo e De Mita
tra Genova e La Spezia.
Tutto naturalmente a piè di
lista dell'azienda. La Lancia Thema con cui si sposta
per la campagna elettorale
è della Metalli e Derivati, i
telefonini con cui si telefona per la campagna elettorale sono della Metalli e
Derivati, i trasferimenti e
le cene sono pagati da
Razzuoli sul conto della
Metalli.
La festa
del Lido di Lerici
Ma il livello più alto della
kermesse di Pofferi per gli
amici demitiani avviene
alla Festa della Donna al
Lido di Lerici, con punte
scenografiche di tipo americano.
La festa prevedeva la partecipazione di sole donne,
tutte le donne democristiane di La Spezia. Unica eccezione gli alti big della DC.
Pofferi sta per ricevere in
contanti un contributo di
31 miliardi e non vuole
certo sfigurare. Così invia
Razzuoli con la sua macchina di rappresentanza a
Genova a prendere il ministro Goria alla stazione.
Alla Festa della donna lo
aspettano una serie di vistose hostess infiocchettate con i colori della Dc. Il
deputato piemontese arriva a Lerici e non sta nella
pelle. Solo donne intorno a
lui, bellissime. E fiumi di
champagne, proveniente
da quella vasta riserva per
la quale il giudice salernitano De Maio ha chiesto
più di una spiegazione. La
serata naturalmente riesce
che è una meraviglia. Le
spese sono pagate dalla
Metalli & Derivati, come
risulta dalle deposizioni di
Vincenzo Maria D'Ambrosio al sostituto procuratore
di Salerno De Maio.
Alla fine, come in un film,
dopo la festa, un panfilo
carica Goria e lo porta in
crociera per il week-end lungo le coste delle Cinque
Terre.
D
L'accompagnatrice del ministro è una militante democristiana, moglie di un
ingegnere democristiano
della Termomeccanica.
L'atmosfera è lussuosissima, tanto che il capitano
della barca ne parla ancora
oggi agli amici più fidati
con grande eccitazione.
I camerieri, i marinai, le
spese sono tutti pagate da
Pofferi. I miliardi naturalmente arrivano, anche se
lungo la strada non mancano i problemi.
A Gaspari non sta bene che
Goria e Grillo favoriscano
la crescita al sud del gruppo Metalli & Derivati .
Non per criteri di moralità,
ma perchè la presenza dell'azienda spezzina va a disturbare alcuni industriali
del piombo amici suoi,
precisamente la Samim di
cui è presidente Grotti, poi
divenuto vice presidente
dell'Eni e recentemente arrestato da Di Pietro per la
vicenda Enimont.
Così verso la fine del 1989
vi è un incontro presso la
presidenza del Consiglio
tra Grotti, Grillo, un emissiario di Goria, Ruffo (Presidente all'epoca della Metalli e Derivati), Razzuoli.
Il motivo dell'incontro è
quello di contrastare una
lettera di Gaspari, in favore
della Samim, concorrente
della Metalli nella produzione del piombo.
È Paolo PolÎeri che parla
per il suo gruppo, pur non
avendone sulla carta nessun diritto. Grillo appoggia con animosità le richieste di Pofferi. Dopo una
serie di riunione e di trattative Pofferi la spunta (forse Goria si ricordava della
Festa di Lerici). L'accordo
viene raggiunto e la strada
ai finanziamenti non subisce altri intralci.
I soldi allo Spezia
Calcio
Poco tempo dopo attraverso Razzuoli una ingente
somma arriva dalla Comena (azienda del gruppo
Pofferi con grandi problemi di liquidità quasi in stato pre-fallimentare) allo
Spezia Calcio.
Elveno Pastorelli, responsabile dell'ufficio speciale
per il terremoto in Irpinia
dopo Zamberletti, concede
più di 31 miliardi di fondi
dello stato alla Metalli &
Derivati Sud che non inizierà mai la produzione
del piombo non riuscendo
ad ultimare lo stabilimento
per mancanza di liquidità.
Molti mesi dopo il sostituto procuratore di Salerno,
Gabriele Di Maio mette le
mani sui conti del gruppo
di Pofferi e scopre un giro
di fatturazioni incredibili:
ne viene fuori un grande
sperperio di denaro in
champagne, bella vita, gioielli.
Una montagna di soldi
sono andati al vento. Dove? Pofferi dice in spese di
rappresentanza.
I conti sono in verità molto
semplici. Di certo si sa che
Elveno Pastorelli ha concesso alle aziende del
gruppo 50 miliardi di fondi
dello stato. Le perdite invece accumulte nel giro di
due anni sono di 150 miliardi.
Possibile che questi soldi
siano finiti tutti in bella
vita?
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|