Ci è venuta una gran voglia di tornare nella nostra alcova, nel nostro palazzo. A Pontremoli nel settecento sono sorti decine di palazzi, grandi monumenti di bellezza edificati tra due fiumi.
Il nostro palazzo è aperto, incustodito. Fuori per strada alcuni giovani che discutono di calcio, uno strano gioco che consiste nel prendere a calci una palla, urlano e rompono il silenzio. E ci turbano. Più in là strilla la tromba di un carro di ferro che ora chiamano automobile.
Sono passati quasi tre secoli. Perché è scomparso il piacere del silenzio? Così non possiamo più ascoltare. Dove sono gli amici che frequentavano la nostra casa, quegli spiriti d’ingegno che ci raccontavano le nuove idee di Parigi, che parlavano di illuminismo girovagando da un palazzo all’altro? Sono scomparsi insieme agli affreschi di Niccolò Contestabili, insieme alle pareti e alle finestre che crollano, insieme alle nostre conversazioni davanti al camino?
Alessandra, la mia amata, mi dice: “Guarda la nostra «Aurora», l’affresco è ormai irriconoscibile per l’abbandono. Ti ricordi quando sotto «l’Aurora» Stefano Bertolini ci leggeva la sua prefazione a «Lo spirito delle leggi» che gli era stata richiesta dallo stesso Montesquieu? O quando ci raccontava del suo impegno per le riforme legislative della Toscana del Settecento?
Ti ricordi come criticavano i nobili pontremolesi le mie idee illuministiche? Rivoluzionaria mi chiamavano, la rivoluzionaria di Palazzo Damiani. Ah, ah!»
Cerchiamo nella penombra la nostra alcova. L’alcova si sta sgretolando. Crolla il soffitto affrescato, crollano i muri e le pareti. Crolla il mondo. Che dolore! Anche noi fantasmi ci affliggiamo e soffriamo.
Francesco è smarrito, gli è stato sottratto il piacere, che era alla base della sua filosofia di vita leggera, libertina, quella che emana dalle opere di Natali e Contestabili, i pittori che nel settecento hanno reso splendida Pontremoli.
“Cosa possiamo fare?”, domanda Francesco ad Alessandra.
“Io qualcosa ho già fatto, ma è stato inutile!”
“Non capisco”
“Sono stata nell’ufficio del sindaco e ho fatto cadere un quadro…”
“E il sindaco? Si è spaventata?”
“No. Allora io l’ho fatto ricadere di nuovo.”
“E lei?”
“Lei ha pensato a un attentato dei suoi nemici politici. Ha chiamato una guardia e gli ha ordinato di stare ferma, fissa di fronte al quadro per controllarlo, giorno e notte. Ho fatto ricadere di nuovo il quadro. Così la guardia ha capito. Ha cominciato a parlare di fantasmi, ma nessuno gli crede. La guardia è l’unica che ha capito, ma appena parla di fantasmi gli dicono di non bere più.”
“E allora?”
“Allora - continua Alessandra - sono stata nel palazzo Comunale, nello studio di una specie di capomastro. È quello che si occupa dei palazzi della città. Ho cercato la cartella di Palazzo Damiani e gli ho fatto volare i fogli, tanto per dargli una mossa.”
“Bravissima!”
“Quando è tornato ed ha visto i fogli sparsi dappertutto ha cominciato a gridare. Urlava contro un suo vice capomastro, che sta nello studio accanto. Gli urlava che doveva smetterla di toccargli la sua roba quando non c’era! È diventato tutto rosso in faccia, ha preso tutte le cartelle e ha cominciato a lanciarle. A poco a poco ogni spazio della stanza si è riempito di fogli bianchi. Sembrava lui un fantasma!.”
“Lascialo perdere, se interviene, può anche capitare che crolli tutto il palazzo. Definitivamente.”
“Perché dici così?”
La voce di Francesco si fa triste: “Ti ricordi il nostro magnifico teatro sul fiume, il Teatro della Rosa, costruito anche con i fondi della nostra famiglia? Gli hanno dato una sistemata, era lui, il capomastro, quello che guidava i lavori. Ero contento, così sono andato a dare un’occhiatina. Ho cercato i pavimenti di cotto fabbricati a mano con l’argilla di Terrarossa, ho cercato le porte di noce dei maestri falegnami dietro cui ci nascondevamo durante le feste. Ho cercato i quadri davanti a cui rimanevano incantati gli ospiti illustri che arrivavano in teatro. Non ci sono più. Ora sono altrove.
Ho cercato poi l’enorme sipario dipinto a mano dal Contestabile alla cui creazione abbiamo assistito giorno per giorno. Un grande capolavoro. L’ho cercato dappertutto finchè sono volato su fino alle soffitte. L’ho trovato lì in un angolo, enorme, raggomitolato, morente, sta marcendo. Un grande capolavoro che ci aveva emozionati, ora è abbandonato e fra poco sarà putrefatto. ”
“Non posso crederci.”
Adagiata sulla balaustra dell’alcova, esausta, Alessandra si è addormentata. Mi affaccio alla finestra che da su quello che una volta era un piccolo giardino, ameno, gentile, circondato da archi e penso alla nostra nostalgia, alla nostra voglia di ricostruire un mondo che però si trova al di là di quella barriera che noi fantasmi non possiamo superare.
“Andiamo - mi sussurra con voce lenta Alessandra - non possiamo far niente e forse è meglio così. ”
Poi, improvvisamente, come se fosse la notte della risurrezione dei fantasmi, lei lo aggredisce: “Francesco svegliati! Non c’è tempo da perdere, bisogna raccontare. È vero siamo fantasmi, ma dopo internet anche noi fantasmi siamo un’altra cosa!
Il blog di Alesssandra e Francesco è consultabile a questo url:
http://longoio2.wordpress.com/2014/07/11/on-or-off-the-rails-to-pontremoli/ |