TERZO EPISODIO
Affidabilità
La mattina seguente V., si svegliò molto presto e dedicò più di un’ora per prepararsi ad uscire. Si fece una lunga doccia, si strappò i peli dal naso, si lavò accuratamente i capelli non con lo shampoo fornito dell’albergo ma con un prodotto svizzero da quaranta euro a flacone, si sbarbò, si profumò con un dopo barba francese e scelse il suo abbigliamento con una cura minuziosa: un vestito blu di lana estiva con camicia azzurra e cravatta di Ralph Lauren, in maglia di seta a tinta unita, dal costo di 180 euro.
Intorno alle nove uscì dall’albergo, si mise alla guida della sua Mercedes Classe C e andò a dare un’occhiata al borgo di Mulazzo che sette secoli prima aveva ospitato Dante, di cui era un grande estimatore. Si fermò qualche minuto di fronte alla statua del poeta e pensò a quanto doveva fare. Poi si recò a visitare il sindaco nel palazzo comunale, che lo ricevette molto cordialmente. Novoa era sempre contento quando un imprenditore andava a trovarlo. Il problema era l’affidabilità.
V. lanciò subito alcune idee imprenditoriali che avrebbe potuto organizzare con l’aiuto del sindaco, che era anche il “deus ex machina” del Gal, un consorzio pubblico che gestiva i fondi europei sul territorio. Poi il primo cittadino gli presentò Riccardo Gussoni, vicesindaco e uno dei principali imprenditori edili del comune, il segretario comunale, il capo dei vigili urbani, il prete. Con il medico condotto e con il direttore della banca presero un caffè nel bar centrale del borgo, dove arrivò anche Fosco Uberti, proprietario appunto dell’Hotel La Pineta, uno di quei tre che la sera prima discutevano animatamente al tavolo del ristorante.
Di se stesso V. diceva poco e, quando raccontava qualcosa, si limitava ad episodi modesti che non suscitavano invidia nei suoi interlocutori. Nel pomeriggio visitò Montereggio, il paese dei librai e conobbe Gianni Tarantola, il Presidente del Premio Bancarella, che lì risiedeva, sostenitore anche lui del sindaco Novoa. Parlarono di progetti e di finnziamenti. Ma vagamente.
Alla sera fu invitato ad un ricevimento nel palazzo del Museo Malaspina, il grande navigatore.
L'uomo della Mercedes era un uomo attraente e la sua presenza destava l’interesse di molte signore. Lui, scientificamente, evitava i loro sguardi, pur mostrandosi sempre molto cortese. Preferiva discutere con i loro mariti, riuscendo a mettere a suo agio qualsiasi interlocutore su qualsiasi argomento toccasse la conversazione.
Sapeva cosa dire e come rispondere, senza arroganza. Non alzava mai il tono della voce anche con chi gli urlava le proprie ragioni in faccia, anzi offriva in regalo ai suoi nuovi amici delle agende realizzate con carta di Fabriano fabbricata a mano e rilegate in pelle che, diceva, aveva commercializzato qualche mese prima.
In poco tempo V. riuscì ad affascinare e a conquistare la fiducia tutte le persone che contavano, ognuna delle quali aveva qualcosa di segreto e di importante da raccontargli.
Il sindaco, con una calice di vino in mano, gli balenò la prospettiva di grandi progetti, molto redditizi.
Nessuno a Mulazzo aveva capito chi fosse l'uomo della Mercedes. Ma una sua iniziativa, da lì a qualche giorno, avrebbe prodotto tra i suoi nuovi amici un enorme sorpresa. Anzi: un grande sbigottimento.
3. Continua
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