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LA SCUOLA IDEALE
 

Pontremoli e l'Unione dei Comuni. Monsignor Costantino Pietrocola e Roberto Valettini. Una piccola diatriba su un depliant negato ha aperto un dibattito su scuola pubblica e scuola privata.
Ne è nato un confronto di idee che può aiutare a riflettere sul ruolo della scuola e sulla sua identità ben oltre i confini della Lunigiana.


 
 
17 novembre 2019
 
A favore della scuola pubblica
 
Perchè dire no a un depliant per publicizzare una scuola privata? Per alimentare la polemica anti-clericale? Per difendere la scuola pubblica? Ecco perchè questa volta ha ragione l'Unione dei Comuni.
La vicenda lunigianese del depliant negato tira in ballo argomenti assai seri e di gran peso. Si tratta di difendere la Costituzione e la "scuola democratica" che attraverso la Costituzione ci siamo voluti dare.
 
di Maurizio Bardi
 

In questi giorni sulla stampa locale è uscita la notizia che L'Unione dei Comuni della Lunigiana sta preparando un depliant informativo per guidare le famiglie a scegliere la scuola superiore a cui iscrivere i propri figli che hanno terminato la scuola media. E che tra i vari istituti della Lunigiana è stato escluso il Liceo Classico Vescovile di Pontremoli, che è un istituto privato.
Perchè dire no a un depliant per pubblicizzare una scuola privata? Per alimentare la polemica anti-clericale? Per difendere la scuola pubblica?
Sì, forse è così. Ma questa vicenda tira in ballo altri argomenti, assai più seri e di gran peso. È poco assennato pensare che questa circostanza riguardi una diatriba circostritta nell'ambito lunigianese. Si tratta di ben altro. Si tratta di difendere la Costituzione e la "scuola democratica" che attraverso la Costituzione ci siamo voluti dare.
Perché la scuola è una delle architetture portanti della nostra democrazia, quella che forma gli uomini e le donne che domani, in senso sia culturale che tecnico, faranno funzionare il paese.
Un depliant che inviti a scegliere una scuola privata crea un piccolo problema di democrazia. Io sogno che gli uomini che manovreranno gli ingranaggi, che siano ingegneri, medici, professionisti, operai, magistrati, economisti, scrittori, poliziotti non facciano parte di una casta, di una setta, di un'oligarchia, di una chiesa, di un gruppo massonico. Ma siano elementi liberi, creativi, pensanti di tutte le classi, di tutte le confessioni. Questi uomini può prepararli solo una scuola pluralista, pubblica, che non abbia dogmi da impartire, una scuola che li aiuti a diventare ciò che essi riterranno più giusto essere, senza condizionamenti ideologici, di partito o di confessione.
Tutto ciò è sancito nell'artico 34 della Costituzione, che dice: "La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Questo articolo non può che fondarsi sulla scuola pubblica. Prima delle scuole private lo Stato ha il compito, costituzionale, di proteggere e rafforzare le sue scuole. "Le scuole pubbliche vengono prima, le scuole private vengono dopo" diceva Piero Calamandrei, uno dei padri della Carta Costituzionale.
Lo Stato deve sempre più impegnarsi a far funzionare ottime scuole pubbliche in grado di ospitare tutti, non solo quelli che possono pagare le rette salate delle scuole private. Come nel caso del Liceo Vescovile.
Le scuole private hanno come missione, per niente nascosta, quella di creare buoni cattolici, buoni protestanti, buoni liberali, e un tempo buoni marxisti. La scuola pubblica deve invece creare cittadini coscienti di se.
In questo tempo di crisi finanziare le scuole private, come sta avvenendo, significa impoverire le scuole pubbliche.
Molte volte mi sono trovato in disaccordo con le scelte dell'Unione dei Comuni. Ma questa volta quella del depliant negato è una scelta giusta. Il compito dell' Ente Pubblico non è quello di consigliare gli studenti, tramite un depliant, a scegliere la scuola privata, e poi finanziarla, ma eventualmente quello di esercitare il controllo sulle scuole private accertando che vi insegnino professori che abbiano le competenze minime per insegnare. Tutto questo ancor più in un tempo storico in cui le grandi multinazionali, eccitate dal potere e dal business, stanno lanciando l'assalto alle strutture fondamentali del nostro vivere sociale. Come la sanita pubblica, la scuola pubblica e l'acqua pubblica.

Di seguito l'intervento di Jacopo Ferri, vice sindaco di Pontremoli, sull'esclusione del Liceo Classico Vescovile dal depliant informativo delle Scuole Superiori della Lunigiana. In risposta al nostro articolo del 17 Novembre 2019.
 

 
18 novembre 2019
 
Scuola, il diritto di scegliere
 
di Jacopo Ferri
 

Caro Maurizio,
ho letto con attenzione il tuo articolo di commento pubblicato sul sito LunigianaLaSera relativo alla polemica sull’esclusione del Liceo Classico Vescovile di Pontremoli dal Depliant sull’offerta formativa degli istituti superiori in Lunigiana. Per più motivi, che hanno proprio a vedere con l’evocato rispetto della “democrazia”, oltre che con il buon senso, non mi ha convinto.
Innanzitutto, il tuo ragionamento prescinde da un fatto essenziale: la mancata assunzione della decisione nell’organo appropriato, cioè la Conferenza Lunigianese per l’Istruzione (deputata peraltro formalmente a gestire i fondi utilizzati per stampare il depliant), la quale è composta da tutti i rappresentanti dei comuni della Lunigiana. Passaggio fondamentale e dirimente, a mio avviso, visto che dell’Unione dei Comuni non fa parte il Comune di Pontremoli (Città in cui si trova il Liceo), mentre esso è a pieno titolo presente all’interno della Conferenza. Infatti, proprio in tale consesso è stato deciso di utilizzare lo strumento del depliant informativo, mentre non altrettanto è avvenuto rispetto alla scelta di non inserire nel medesimo depliant il Liceo Vescovile (il presidente Valettini ha riferito in tal senso per conto della Giunta dell’Unione).
Nonostante questa sia a priori una mancanza tale da rendere in ogni caso poco o per nulla ‘democratici' il procedimento e l'esclusione, ho cercato comunque di seguire il ragionamento che il tuo intervento porta avanti in riferimento alla difesa di ‘princìpi fondamentali' secondo cui la Scuola Pubblica verrebbe prima della Scuola Privata e quest’ultima non dovrebbe essere “finanziata” con denaro pubblico. Anche circa tali valutazioni non sono d’accordo.
Svariate esperienze in tutta Italia dimostrano che, almeno in termini di ‘fedeltà' alla Carta Costituzionale o più genericamente in termini giuridici, non sia esattamente così, ma invero io credo che i princìpi di cui si debba discutere nel caso che ci riguarda, e non solo, siano altri: il diritto a scegliere del cittadino, il dovere ad informare compiutamente, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, circa le opportunità esistenti.
Princìpi che a mio avviso la tua lettura strabicamente ignora, sacrificandoli, per paradosso, proprio invocando il supremo bene della ‘Democrazia’, dal quale in realtà essi stessi discendono. Errore che per l’appunto ha commesso anche l’Unione dei Comuni scegliendo una linea comportamentale non corretta, peraltro potenzialmente negativa rispetto al primario e generale obiettivo di conseguire maggiori adesioni al complessivo sistema delle Scuole Superiori in Lunigiana.
Sarebbe, insomma, stato molto più ‘democratico’ che l’Unione dei Comuni avesse lasciato alla Conferenza per l’Istruzione (e quindi a ciascuno dei Comuni della Lunigiana in quella sede) il compito deputato di valutare se offrire, attraverso il depliant, uno strumento di conoscenza completo o parziale circa le opzioni di scuola superiore presenti in Lunigiana.
Sarebbe stato più dignitoso persino che la Conferenza avesse formato a maggioranza un proprio chiaro 'indirizzo politico’ a giustificazione dell’esclusione del privato e parificato Liceo Vescovile da questo benedetto depliant, oppure a giustificazione dell'inserimento a fronte di una compartecipazione alle spese di stampa.
Sarebbe stato a mio avviso più giusto e più semplice che la Conferenza (e non l’Unione) avesse consentito ai ragazzi ed alle famiglie di esercitare il diritto di scegliere la propria scuola superiore, spiegando senza filtri ideologici e/o campanilistici quali fossero tutte le opportunità che la Lunigiana è capace di offrire.
Sono convinto che anche il Prof. Calamandrei ne avrebbe convenuto.
Jacopo Ferri

P.S. Il tutto senza dimenticare che i fondi pubblici utilizzati nella circostanza hanno già in passato valorizzato esperienze scolastiche e/o di formazione in capo a privati. Senza scandalo alcuno ed anzi, per quanto mi riguarda, secondo una giusta valutazione!

 
 

 


 
                         
 
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Buongiorno
Che a Mulazzo non si sia trovato un candidato che abbia avuto il tempo necessario per preparare la campagna elettorale è vero , ma che si sia fatta una lista FARLOCCA non lo accetto perché la lista e il candidato a sindaco si stanno impegnando per portare a casa più voti possibile, che poi vinca NOVOA non lo diamo per scontato ma sicuramente sarà lui il vincitore perché in caso contrario non solo sarebbe sconfitto ma disintegrato.
Perché invece di parlare di lista FARLOCCA non evidenziate il coraggio di un ragazzo di 27 anni che si è messo in gioco e soprattutto ci ha messo la faccia sapendo a cosa andava incontro, perché disprezzare Lui e le persone che hanno aderito alla lista?
Ok Novoa non è candidabile e allora convinciamo i cittadini di Mulazzo a non votarlo e dare la fiducia a chi vuole fare politica pulita e giovane.
Chi scrive è il padre si Emanuele Ferdani, personalmente l’ho subito sconsigliato ad accettare la candidatura per ovvi motivi e anche lui stesso non era convinto ma il tempo era tiranno e abbiamo deciso per il si in una manciata di ore, un po’ per la voglia di iniziare a fare politica , è ovvio che si comincia sempre dal basso, ma se a Mulazzo questa è la situazione ha accettato perché è giusto che ci sia un’alternativa ad una amministrazione di Sinistra, non presentare la lista sarebbe stato come far vincere a tavolino per 3 a 0 (in termini sportivi) gli avversari, che a sua volta avrebbero presentato una vera lista FARLOCCA.
Spero in un articolo che metta in risalto quanto sopra e soprattutto ripeto per quelle persone che ci hanno messo la faccia con tanta voglia di fare
Cordiali saluti
Gianpaolo Ferdani
___________________________________________________________________________________________

Ho usato il termine «lista farlocca» per evidenziare il fatto che nessun personaggio di spicco ha osato mettere in piedi una lista ben organizzata per contrastare Novoa. Purtroppo la lista di Emanuele Ferdani si è messa al lavoro troppo tardi per avere qualche possibilità di vincere.
Emanuele ha tutta la mia ammirazione per avere deciso di scendere in campo, contrariamente a quei «ballerini», che pur criticando baldonzosamente Novoa in privato, poi in pubblico si volatilizzano. Perchè ai loro interessi conviene così.
Quindi chapeau al suo coraggio!
Maurizio Bardi

 
                         
 
 
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